Produzione di agrumi siciliani in calo del 25-30% rispetto alla scorsa stagione, qualità mediamente buona (“ma se non si abbassano le temperature potrebbero esserci problemi per la pigmentazione delle arance rosse”), prezzi iniziali in campagna sensibilmente superiori a quelli di dodici mesi fa per le “bionde” e i limoni.
Dott.ssa Federica Argentati – Presidente Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia
La “panoramica” è di Federica Argentati (nella foto), presidente del Distretto produttivo agrumi di Sicilia, che da pochi giorni dispone di un nuovo sito internet, ricco di informazioni, e prosegue la propria azione tesa a garantire una maggiore aggregazione, a 360 gradi, in quella che è la regione agrumicola più vocata “con il 70% circa della produzione nazionale”.
Offerta minore, ma il prodotto per la Gd c’è
“La commercializzazione – spiega – è alle primissime battute, il Tarocco non è ancora ufficialmente sul mercato ma le prospettive non sembrano negative; la sensibile riduzione dei raccolti prospetta quotazioni migliori dello scorso anno anche se sono molti i fattori da considerare ed è prematuro sbilanciarsi. Stiamo cercando di capire come protrarre la campagna di commercializzazione che proprio per i minori volumi potrebbe avere un respiro più corto, ma tenendo conto che i calibri sono generalmente medio-grandi, idonei quindi per il fresco, è possibile che la riduzione interessi soprattutto il prodotto da industria”.
Legame con la ricerca fondamentale per aumentare la competitività
Per ampliare il calendario e assicurare maggiore competitività, il Distretto punta a creare un legame a doppio filo con la ricerca scientifica, anche nell’ottica di implementare processi di innovazione ritenuti essenziali per lo sviluppo del settore: “Il mondo della ricerca scientifica e la filiera agrumicola si sono incontrati a fine novembre ad Acireale per individuare un percorso condiviso che, anche in vista dei nuovi Fondi comunitari 2014-2020, valorizzi gli agrumi siciliani garantendo maggiore competitività”.
In cantiere c’è anche un contratto di rete tra Op e industrie di trasformazione: i sottoscrittori aderenti al Distretto stanno discutendone per programmare l’attività di conferimento nel medio-lungo periodo. “Dopo tanti anni di duro lavoro, negli ultimi tempi si avverte finalmente una maggiore esigenza di fare sistema nella filiera agrumicola siciliana, di valorizzare adeguatamente la materia prima e la sua provenienza”, commenta Argentati.
Istat, Ismea e Clam? Danno i numeri…
Ma, aggiunge, “c’è un grosso punto di domanda che rende incerto il quadro e impedisce di programmare come si dovrebbe: la totale discrepanza di dati sul comparto agrumicolo”. E spiega: “E’ grave e quasi incredibile che Istat, Ismea, Clam esprimano numeri sensibilmente diversi l’uno dall’altro, rendendo impossibile avere punti di riferimento precisi per le diverse varietà, per il periodo di raccolta, per il quantitativo di prodotto che va alla trasformazione. Per quest’ultimo ci sono dati aggiornati a ben otto anni fa. Il nostro Distretto è disponibile a fare la propria parte per arrivare finalmente ad inquadrare questo fondamentale settore nell’isola che ne è la culla: serve un monitoraggio preciso e aggiornato, altrimenti si continuerà a navigare a vista”.
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